Cos’è
La steatosi epatica non alcolica è una condizione clinica che comprende un ampio spettro di patologie epatiche che vanno dalla steatosi ( il cosiddetto fegato grasso) fino a quadri più avanzati come la steatoepatite non alcolica (NASH) caratterizzata da necroinfiammazione e fibrosi di vario grado fino al rischio di sviluppo della cirrosi epatica e delle relative complicanze (fino a sviluppo di tumore epatico).
Dal punto di vista anatomo-patologico, si caratterizza per un quadro simile alla steatosi alcolica ma si sviluppa in persone il cui consumo di alcol è assente o trascurabile.
Probabilmente rappresenta la forma più comune e frequente di epatopatia, si calcola che circa il 20% della popolazione adulta sia affetta da steatosi epatica non alcolica.
Diagnosi
La steatosi epatica è l’infiltrazione di grasso nel fegato principalmente sotto forma di trigliceridi che si accumulano a livello delle cellule epatiche in quantità tali da superare il 5% del peso del fegato.
La steatosi epatica è asintomatica e viene di solito sospettata per il riscontro di valori elevati transaminasi, all’esame obiettivo di un fegato aumentato di volume e a superficie liscia da confermare con l’ecografia.
Si distinguono due tipi di statosi epatica non alcolica:
- primaria associata a sindrome metabolica definita come la combinazione di fattori di rischio quali obesità, dislipidemie, circonferenza vita >102 cm per gli uomini e >88 cm per le donne, ipertensione, ipertrigliceridemia, iperglicemia, bassi valori di colesterolo HDL
- secondaria che si sviluppa in persone sottoposte a interventi chirurgici, diete severe, nutrizione parenterale protratta…..
Almeno un criterio per sindrome metabolica è presente nel 90% dei soggetti con steatosi non alcolica e la prevalenza della sindrome metabolica aumenta con l’aumentare dell’indice di massa corporea (BMI- rapporto peso altezza).
Si stima che la prevalenza della statosi epatica non alcolica nella popolazione obesa sia di del 60-95% e la probabilità di passare da statosi a steatoepatite aumenta con l’aumentare del grado di obesità. Inoltre dal punto di vista clinico, il fegato steatosico è un segno predittore di rischio per diabete mellito, eventi cardiovascolari, cirrosi epatica.
Trattamento
I trattamenti dietetici sono soprattutto rivolti a rimuovere i fattori di rischio. Essendo la steatosi e la steatoepatite associate ad alterazioni del metabolismo degli zuccheri e dei grassi, all’obesità e all’insulino-resistenza, un’ alimentazione che tenga presente le raccomandazioni delle linee guida per una sana alimentazione e un cambiamento dello stile di vita, possono essere il punto di partenza con programmi più particolareggiati che permettano poi nel caso di alterazioni metaboliche e di obesità, di raggiungere gradualmente una perdita di peso adeguata e da mantenere nel tempo.
Un calo di peso troppo veloce può determinare la comparsa di complicanze.
Obiettivo:
- ridurre l’insulino-resistenza
- migliorare i parametri metabolici
- proteggere il fegato dallo stress ossidativi
Da ricordare:
- una perdita di peso troppo veloce può accelerare la progressione della malattia e portare alla formazione di calcoli biliari.
- la riduzione dell’apporto calorico porta a un miglioramento delle transaminasi in circa il 50 % dei pazienti
- oltre alla quantità controllare la qualità degli alimenti e quindi dei nutrienti
- aumentare l’apporto di fibra
Consigli:
- consumare pasti regolari
- preferire 3 pasti e 2 spuntini per meglio controllare il senso di fame/sazietà e ridurre i picchi glicemici
- abolire l’alcool
- ridurre gli zuccheri semplici (marmellate, dolciumi, gelati, cioccolata…)
- ogni giorno abbondanti porzioni di verdure per incrementare le fibre
- consumare due porzioni di frutta fresca di stagione al giorno
- ridurre i grassi (saturi) di origine animale (burro, strutto, pancetta, salumi, carni grasse, formaggi……)
- evitare i grassi idrogenati (trans) presenti nelle margarine e in molti prodotti preparati industrialmente e piatti già pronti (leggere le etichette )
- preferire carboidrati complessi (pane, pasta, derivati del pane) a basso indice glicemico
- preferire prodotti integrali per aumentare l’apporto di fibra
- consumare carne e pesci magri, prosciutto privato del grasso visibile, legumi
- consumare con minore frequenza formaggi preferendo quelli semigrassi (grana, parmigiano,emmental……)
- preferire olio extra vergine di oliva usato a crudo
- scegliere preparazioni semplici evitando intingoli, fritture e aggiunta di panna, maionese,mascarpone e salse in genere.
- aromatizzare i piatti con erbe aromatiche
- controllare e limitare l’apporto di sale